Prati di Tivo, esposti contro Finori e gli amministratori Gst: danno erariale per milioni

La guida alpina Iannetti e l’avvocato Di Nanna ricorrono a Corte dei conti e Procura: impianti malcustoditi e in malora, ma chi permette tutto questo senza controllare il gestore?

TERAMO – Ad un mese dal sesto anno dall’arrivo di Marco Finori alla gestione degli impianti di risalita dei Prati di Tivo – di quell’inverno 2019 che resta l’unico in cui le pulegge della seggiocabinovia della Madonnina ha girato portando turisti a sciare in quota -, mentre tutte le stazioni della regione si apprestano a celebrare altre vacanza natalizie con i pienoni, i teramani si vedono costretti a leggere dei Prati di Tivo soltanto attraverso la carte giudiziarie.

Stavolta a illustrarle sono la guida alpina Pasquale Iannetti e l’avvocato Vincenzo Di Nanna, che sembrano interpretare l’animo di tanti osservatori esterni: perchè un gestore (e per di più custode, nominato da un tribunale) può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo, decidendo lui se aprire alla collettività un impianto pagato con soldi pubblici e di proprietà pubblica?

Chi controlla il… controllore nominato dal giudice? Secondo Iannetti e Di Nanna, ci sono gli estremi per denunciare alla Corte dei conti e alla procura della Repubblica sia il gestore Finori che gli amministratori della Gran Sasso teramano (la società in liquidazione proprietaria del Pilone di Mezzo e della quadriposto, oltre che degli impianti di Pratoselva, nonchè concessionaria della seggiocabinovia) e della Provincia (proprietaria della seggiocabinovia e socio di maggioranza della Gst).

Per questo motivo, lo scorso 16 dicembre sono stati depositati ben 5 esposti con un discreto volume di documentazioni, che dimostrano casi e situazioni verificatisi dal gennaio 2019 fino ai giorni scorsi, quando è ‘scavallata’ la fune della seggiovia Pilone di mezzo, ferma da un lustro, ed esposta alla furia del vento, senza accorgimenti di sicurezza. A Finori viene contestata una mancanza di buona custodia degli impianti, con conseguente danno economico (secondo Di Nanna e Iannetti calcolabile in centinaia di migliaia di euro, se non milioni). Ma proprio per questo, i ricorrenti si chiedono: “Come mai i proprietari di questi beni non hanno fatto niente per contestare il progressivo ammaloramento degli stessi?”. Fatta salva la considerazione che sulla vicenda c’è un giudice che ha deciso di assegnare, con una sentenza obiettivamente un pò paradossale, la gestione e la custodia degli impianti, la domanda è: ma qualcuno degli amministratori pubblici non si è sentito in dovere di chiedere a chi di dovere la verifica di come questa custodia venga rispettata e di conseguenze chiederne conto a Finori?

Possiamo purtroppo parlare di distruzione, perché la mancanza di manutenzione e di ogni accorgimento volto a conservare gli impianti sciistici ben può averne compromesso, in manier definitiva, l’utilizzabilità trasformando la stazione di Prati di Tivo in una stazione fantasma – ha spiegato l’avvocato Di Nanna -. L’elenco dei danni generati dall’incuria va dalla distruzione di un montacarichi a quella di una staccionata, passando per l’abbandono di tre costosi battipista, due motoslitte, l’impianto di innevamento artificiale sette produttori di neve artificiale e tutte le seggiole delle seggiovie, oltre allo stato di desolazione in cui si trova l’impianto CaseX situato a ridosso dell’edicola votiva della Madonnina sull’Arapietra. A seguito di questo la Provincia è intervenuta con un cospicuo contributo di ben 130mila euro, fatto che di per sè consente di ipotizzare una responsabilità per danno erariale – ha sottolineato il legale -“.

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